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Un diario dove annoto, con testi e foto, le tradizioni dell'Umbria, i miei pensieri sull'attualità, qualche buona ricetta e le tante curiosità che attraggono la mia attenzione. Buona lettura. Agnese Benedetti

18 Jul

Un ingegnere e un meccanico dall'India

Pubblicato da berenice.over-blog.it  - Tags:  #I nuovi italiani

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In una casa del centro storico, con le pareti di pietra e le scale ripide che salgono dietro a un massiccio portone antico, vive la famiglia di Manjit, proveniente dall’India del Nord.

Il padre è arrivato da sette anni in Italia e lavora in un’azienda agricola del posto, la mamma si occupa della casa. Manjit ha sedici anni, frequenta il liceo scientifico mentre suo fratello Sukhraj ne ha dieci e studia ancora alle elementari. Si trovano in Italia dal 2006. Sulla credenza a specchio della sala da pranzo sono allineate alcune foto: in una Manjit ha un cappello con una specie di bitorzolo superiore; mi spiega che serviva a contenere i suoi capelli lunghi, mai tagliati dalla nascita per motivi religiosi fino al giorno dell’emigrazione. Il loro credo è nella religione Sikh nata nel XV secolo, secondo la quale “davanti a Dio non c’è indù, non c’è musulmano ma soltanto carità, servizio e preghiera”. Oltre alla sua c’è un’immagine del papà che indossa un turbante e quella di un eroe nazionale che ha lottato per l’indipendenza dell’India; dice che i popoli si amano più dei governi e fa l’esempio di India e Pakistan dove la gente comune collabora e i politici si comportano differentemente.

 

Un ingegnere e un meccanico dall’India

I due ragazzi non sono nati in Italia ma contano di restarci per  studiare e realizzare il loro futuro, sentendosi già italiani.

Manjit conosce bene la nostra lingua che parla senza esitazioni, aggiungendo su richiesta anche qualche espressione dialettale; sa esprimersi abbastanza bene sia  in inglese, che in hindi e punjabi.

Eppure è stato proprio l’italiano a metterlo in difficoltà, soprattutto a scuola quando doveva scrivere un tema in classe. “Non riuscivo a farli e prendevo brutti voti, fino a che non ho seguito i corsi di recupero fatti dalla scuola”. Per il resto non ha problemi: studia volentieri la storia, la letteratura italiana, il latino, il disegno tecnico, la fisica e la matematica sue grandi passioni. Della scuola dice che tutti vengono trattati ugualmente, stranieri e italiani, e che in India c’è maggiore severità nello studio. Manjit  progetta di diventare ingegnere,  pensando che in Italia ci siano buone possibilità di lavoro in questo campo, anche se il suo sogno sarebbe quello di fare l’astronomo. Il fratellino Sukhraj ha in mente di diventare meccanico.

Il ragazzo ama il paesino dove vive con la famiglia, sognava la montagna e l’ha trovata. A casa mangiano cibo italiano e cibo indiano come il riso dolce e la chapatti, una sorta di piadina farcita di verdure i cui ingredienti, al pari di altri prodotti tipici indiani, si possono acquistare in un negozio nella città vicina.

Dice che in Italia ci sono meno barriere culturali, ma fa notare che gli immigrati subiscono un pregiudizio razziale quando l’errore di un singolo viene associato a tutti quelli che provengono dallo stesso Paese.

A lui, che si sente un “nuovo italiano”, chiedo due argomenti da affrontare subito per l’economia della nostra penisola: mi risponde che egli lavorerebbe per aumentare le energie rinnovabili e diminuire i tanti sprechi.

 

(Leggi anche Il mio canto libero )

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