Le cannucce dei mietitori
Le cannucce dei mietitori (nella foto) erano lunghi ditali usati per proteggere le dita delle mani durante la raccolta delle spighe di grano. In uso fino alla fine degli anni '70 del Novecento, rappresentavano lo strumentario irrinunciabile dei raccoglitori di frumento, veri e propri presidi di sicurezza. Oggi entrano nel novero degli oggetti curiosi di un tempo, quando gli utensili venivano costruiti con i materiali naturali.
Tra giugno e luglio i campi, arati e seminati in autunno, giungevano a maturazione. Iniziava, allora, il periodo del raccolto: sveglia all’alba e lavoro sotto il sole fino al tramonto. I mietitori, armati di falci e cannucce tagliavano le spighe di grano. Con la mano sinistra afferravano un mazzo di steli e con la destra recidevano i gambi color oro servendosi delle falci ben affilate.
Per evitare che le dita della sinistra cadessero sotto i colpi della falce, i mietitori le proteggevano con le cannucce, ricavate dai fusti cavi della robusta e nodosa canna comune. Una, due, tre, quattro, una per ogni dito lungo infilato nel buco, le cannucce erano ben sagomate per coprire completamente il dorso delle tre falangi fino al metacarpo.
I mazzi di grano, chiamati mannocchi e legati con le spighe stesse (barzi), venivano radunati in cavalletti e composti sull’aia in barconi, in attesa della battitura o della trebbiatura.
Oggi i campi di grano, nelle montagne e colline dell’Umbria, sono quasi scomparsi del tutto; il ritorno e la proliferazione massiccia dei cinghiali, e di altri selvatici, stanno inesorabilmente trasformando il millenario paesaggio agrario in un ambiente sempre più incompatibile con le attività umane.
[Una cannuccia dei mietitori è conservata presso la Casa dei Racconti di Vallo di Nera]
(Foto: dizionariogallic.altervista.org e sicanisolidaleshop.com)