Overblog
Edit post Segui questo blog Administration + Create my blog

Un diario dove annoto, con testi e foto, le tradizioni dell'Umbria, i miei pensieri sull'attualità, qualche buona ricetta e le tante curiosità che attraggono la mia attenzione. Buona lettura. Agnese Benedetti

26 Dec

Il miele, lo zucchero e la Vigilia di Natale

Pubblicato da berenice  - Tags:  #Racconti, #Racconti di Natale, #Vita rurale, #Storie domestiche, #Storie di paese, #Miele, #Dolci di Natale

Il miele, lo zucchero e la Vigilia di Natale

Questa è una piccola storia d'altri tempi, accaduta alla fine dell'Ottocento.

In un paese della campagna umbra abitava una famiglia di otto figli, quattro maschi e quattro femmine. Il cibo nelle case scarseggiava e la fame ogni tanto si faceva sentire.

I pasti erano sempre molto sobri e dolcificare i cibi rappresentava un atto straordinario riservato solo alle feste importanti. In quelle occasioni non si usava lo zucchero, ma il miele che, seppur prezioso, era reperibile nella produzione domestica. Allo zucchero si ricorreva solo in caso di malattia: acquistarlo era un lusso, perché il poco denaro disponibile veniva usato per cose più importanti.

Quell'anno lontano, in vista del Natale, mamma Caterina aveva messo da parte l'ultimo vasetto di miele necessario per impastare i dolci della Vigilia. Lo aveva nascosto accuratamente nella credenza, soprattutto alla vista di Marietta, una degli otto figli, che era tanto golosa da non saper resistere ad alcuna tentazione, figuriamoci alle raccomandazioni.

"Più ghiotta di un gatto rosso " - dicevano i genitori parlando di lei.

A Marietta, però, i movimenti furtivi della madre non erano sfuggiti e appena fu sola aprì la credenza proibita.

Infilò un cucchiaio nel vasetto di miele e si fece sciogliere in bocca quel dolcissimo nettare; chiuse gli occhi e con la lingua lo assaporò fino all'ultima stilla.

Richiuse il barattolo, assicurandosi che nessuno l'avesse vista. Di un cucchiaio non si sarebbe accorto nessuno.

Passò qualche minuto e la voglia tornò prepotente ad agitarla. Si allontanò dalla stanza, ci pensò un po', ricordandosi di quanto fosse prezioso per la famiglia quel miele di Natale, ma tornò di nuovo a servirsi, promettendo a se stessa che sarebbe stata l'ultima volta.

Il miele era buono, riempiva le papille e scendeva in gola come un balsamo. Marietta, un po' pentendosi un po' incoraggiandosi,  non si trattenne e continuò a mangiare.

Un cucchiaio dopo l'altro, il miele finì e a lei  fu ben chiaro che questa scorpacciata non gliel' avrebbe perdonata nessuno.

Accidenti alla gola, il guaio era combinato ed era pure grosso! Nessuna confessione, stavolta, l'avrebbe fatta scampare alla più esemplare delle punizioni.

Riguardò il vaso vuoto che era stato chiuso con un tappo di carta e le venne un'idea. Su quel tappo Marietta fece un piccolo buco, poi ripose il barattolo al suo posto, nella credenza.

Quando mamma Caterina la vigilia di Natale andò a prendere il miele per i dolci rimase senza parole per la sorpresa. Poi si riprese, chiese chi fosse stato, ma nessuno rispose. Girò e rigirò il barattolo vuoto e, affranta, si convinse che i colpevoli non potevano essere stati che loro. Loro? Certo, un buchetto sul tappo del barattolo non poteva che essere stato provocato dai topi. Ce n'erano tanti nelle case e stavolta non avevano risparmiato neppure il miele. Colpa dei sorci!

Marietta tirò un sospiro di sollievo, riconobbe di essere stata scaltra, e di aver avuto l'idea giusta.

E i dolci di Natale? Babbo Vincenzo non se la sentì di far mancare ai figli i piatti della festa, perciò mise mano ai risparmi e tirò fuori dieci soldi per comprare un cartoccetto di zucchero. Si giocò una buona fetta di risparmi di quell'inverno, ma la tradizione fu onorata e la ghiotta Marietta anche quella volta la fece franca. 

Il miele, lo zucchero e la Vigilia di Natale
Commenta il post

Archivi

Sul blog

Un diario dove annoto, con testi e foto, le tradizioni dell'Umbria, i miei pensieri sull'attualità, qualche buona ricetta e le tante curiosità che attraggono la mia attenzione. Buona lettura. Agnese Benedetti